Segantini, Romanzo della Montagna by Raffaele Calzini

autore:Raffaele Calzini
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: PurrosoBook, Narrativa Italiana, Arte, Romanzo, Narrativa Storica, Romanzo Storico
editore: Mondadori
pubblicato: 1933-12-31T23:00:00+00:00

CAPITOLO XXIV

LA «Fraterna Grubicy» non si era limitata alle promesse platoniche e alle lodi inutili; era intervenuta a liberare il pittore dalla povertà. Ora il giovanotto ha lasciato Brera, ha lasciato la drogheria Bertoni. Il Bertoni gongola: il suo figlioccio è avviato al successo, l’ammirazione intuitiva per il genio è confermata dalla parola entusiastica degli altri. I clienti della drogheria lo avevano fino allora guardato dall’alto in basso e considerato come un semplice «aiuto», di quelli che pestano il pepe e lo zucchero, un «pestapéver».

Il giovanotto va ad abitare e mette pomposamente studio al 26 in via San Marco, una cameraccia dentro la grande casa che fiancheggia il Naviglio. Altri studii di pittori e scultori si aprono sulla corte dove cresce l’erba e dove pascola una striminzita pecora che appartiene al portinaio di quel caravanserraglio. Li presso nel vasto porto del Naviglio si svolge una pallida vita acquatica che ricorda al Segantini i tempi della navigazione con la Napoliona.

Avere uno studio, essere liberato dalla tirannia dell’Accademia, gli dà un senso esatto delle sue forze. La volontà di operare non è più incerta; è come un fiume arginato. Sa che cosa deve fare, dove mettere la mira.

Vede la città con occhi nuovi, la percorre con un passo più sicuro. Scopre negozi di mode, di orefici, di librai che gli erano sempre sfuggiti; spia cortei di signori all’ingresso dei teatri e delle sale da ballo: accosta il mondo elegante, riconosce quella che si definisce la «crème», all’angolo del caffè Cova, sulla porta della bottiglieria Canetta, al ritorno dalle corse nei tiri a quattro. Comincia a notare le celebrità milanesi: macchiette e immortali. Si commuove quando gli mostrano l’onorevole Cavallotti gesticolante, il cappello floscio sulle ventiquattro, avviato al caffeuccio di piazza della Rosa dove si reca prima di colazione a bere lo «scottum». Per la prima e per l’ultima volta nella vita ha del tempo da perdere. E allora, pur stando lontano da via Quadronno e da piazza San Giovanni in Conca, ripercorre gli itinerari della sua fanciullezza. Sorrisi femminili, dolci musiche di pianoforti, canzoni di rivenduglioli rallegrano sempre l’ombra delle vecchie vie.

Le immediate prospettive collinose della Brianza, le vette delle prealpi coronano la sfilata delle carrozze sui bastioni, il fischio dei treni, il tintinnio del tram di Monza, dei tram a vapore che camminano zoppicando per le polverose vie provinciali verso la campagna dove cantano le filatrici e le mondariso; tutto è tema di contemplazione e spunto di poesia per la sua felicità. Vi si abbandonerebbe se non bisognasse pensare a dipingere, se i Grubicy non lo spronassero a dipingere.

L’amicizia con Mentessi, con Longoni, con Maino si fa più stretta: ogni giorno incontra il Bugatti che lavora a un passo da lui; questo è un ottimo pretesto per vedere e corteggiare Bice con la quale senza cerimonie e senza brindisi di vini spumanti si è fidanzato.

Pensa un momento di fare una pittura «commerciabile»; forse è venuto il giorno di dipingere tavolette per i forestieri! Si orizzonta senza persuasione tra la pittura di moda, Cremona e Mosè Bianchi.

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